sabato 13 luglio 2013

dei lunghi addii, dell'attesa, delle partenze

Oskar Kokoschka, La sposa del vento, (La Tempesta), 1914, Olio su tela, Basilea, Kunstmuseum


per Bise


Giorni ormai, che la mia zingara
dolce, imprevisto, gioco di strada e letto,
ha ripreso il suo sentiero
nel viaggio imperfetto
che natura le impose.
Aria e sole, amiche compagne,
consolazione che gli occhi riarsi
da questa solitaria moltitudine
non mi fanno godere, ma solo
accecano e scompigliano pagine
di un libro (delle risposte-a-tutto) che ho dovuto strappare.
Gemendo, su di una panchina cresciuta nel cemento
ho dissetato il traffico ignorante
con acqua che non placa niente,
versando lacrime animali
prima del diventare bestia io stesso
frustando i miei musici stupiti.
Adesso ancora
la ragione che riprende il suo solito ruolo di signora,
ancora, in ogni gusto cui partecipo
stupisco cercandoti.
Viaggiatore, apolide io stesso,
comprendo troppo bene le ragioni
tenacemente amo
il ventre inquieto che ti ha tolto a me
fieramente rispetto
la pesantissima incertezza che non ti concede casa.
Ed infantile vecchio aspetto.
Non sulla riva di un fiume come un cinese saggio,
ma sulla mia barca di sughero
che ha un remo solo.
Ed è solo tempo, solo soldi, solo sesso,
solo mille cose leggere come polvere di vetro.
La verità toccata
quell'umida sensazione di dio
è intatta,
unica casa e per sempre approdo
della mia dolce, sposa zingara.

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