giovedì 8 dicembre 2016

La nascita di Caino


"Guardate:
hanno di nuovo decapitato le stelle
e insanguinato il cielo come un mattatoio.

Ehi, voi!
Cielo!
Toglietevi il cappello!
Me ne vado!

Sordamente l'universo dorme,
poggiando sulla zampa
l'orecchio enorme con zecche di stelle."

Vladimir Vladimirovič Majakovskij - La nuvola in pantaloni

Strilli d'avvento.
Trombe rauche sopra i tetti degli uomini.
La carne rompe il sigillo oscuro che la relega a condanna
che per essere, sola s'impone.
Sopra i tetti degli uomini
s'odono strilli d'avvento.
Carne frequenza spirito
freme sotto le radici dei corpi proni
nelle lande interconnesse
tra luna
e il figlio bastardo della terra blu elettrico.
Trombe rauche svuota polmoni
infrangono il silenzio eliseo
dei lavoratori interinali.
Caino si smaschera.
Urla: chiama a raccolta i suoi figli.
In piedi sopra i tetti degli uomini
parla con i fantasmi
annuisce
col crine fulvo sposta banchi di smog ad ogni movimento del capo.
Sembra confortare il padre
con la mano destra aperta,
in verità, con la mano sinistra guida la lama crudele a tormentargli il costato.
Strilli a cavallo del vento battono le strade ignare.
Trombe rauche rispondono dai polmoni di silicio dei figli e delle figlie di Lilith,
prendendoli dal sonno:
perché urla e sogna:
perché urlano e sognano.
Euridice rimane sgomenta vedendo Orfeo girarsi per guardarla in faccia.
Strilli d'avvento.
Medea mastica con gusto e mastica
le membra dei propri figli.
Sorride adesso, gode insieme all'urlo rauco che spazza le strade degli uomini.
Ancora e ancora penetra l'acciaio nella carne del fratello più debole:
Caino si segna il petto
con il sangue
dei quattro nomi di suo padre.
Non lo pronuncia.
Non lo invoca.
Posa le ginocchia alla terra masticando la sua più profonda passione.
Leva la giacca perché non ha freddo e non conosce vanità.
Si rotola nel fango per togliersi pantaloni ed intimo perché non ha freddo e non conosce vergogna.
La terra il sangue gli umori le lacrime la saliva lo sperma il membro duro e pulsante
s'erge
come una torre che penetra il cielo.
La succube si piega sulla carne
strazia la carne
morde la carne sotto al fango e la saliva,
altrove alle parole,
Lilith non si nega ed esplode di piacere.
Salgono gli strilli d'avvento.
Salgono le trombe rauche sopra i tetti degli uomini.
Il membro la prende fra le cosce da Dea bianche d'umore sature
fra i denti come guardie
della lingua non nega voluttà.
Mentre lei lo prende
e il significare uomo e donna
o demone e angelo
non ha importanza
intorno a loro crolla l'esistere
soccombe il reale.
Sogno si desta,
mentre Orfeo sodomizza la sua condanna sulle soglie dell'Ade.
Gridano gli dei perduti mentre i tetti si sgretolano.
Sotto, fra gli strilli d'avvento
c'adesso uccidono i cani e i loro padroni
e i loro padroni.
Strilli d'avvento.
Trombe rauche sopra i tetti degli uomini.

mercoledì 23 novembre 2016

Lettura da appesso (e XIII dopo)

per C.

Quattro tarocchi tirati dal mucchio.
Tre letti.
L'altro è più importante
coperto.

L'Appeso cosa mia in effetti
tanto oltre il personale inganno,
l'incedere in dubbi voluti:
marchiati a carne.

Oltre per destino tanto per caso
tre lame dal mazzo
senza averle cercato stanno.

Sapere la colpa, la propria,
che ti rappresenta, la cura
quanto sta' sobrietà,
nonostante il viola sotto
alla ghiottoneria.

venerdì 4 novembre 2016

Ubriaco in pieno sole ( o Rossoltrarno)



Perde profondità e tempo Santa Croce
disegna se stessa limitandosi
coi pastelli, poche linee impressioniste
al tramonto, in Aprile.

Replica in turco chi ti vende
birra da panchina e masticare,
di piazza in Piazza
Firenze,
che è una troia ebrea venduta a spanna.

Per ogni passo
pennello in olio
sospiro d'Oltrarno.
Per ogni vergine orientale,
per i froci sacri
mascara che taglia l'Arno
e sabot dorati in saldo
per i figli scalzi di Via del Corno.

Quanto più che mi faccio
cinico e ubriaco.

giovedì 21 gennaio 2016

pre fumo

Compulsa di derisione da a
previo
te, te, tematica obliqua
né inizio di un buon gioco,
apoplettica
apertòssica immagine asserita
dall'ennesima replica, dall'inaudito ripercuotersi, d'un dito fondersi,
sé mai:
ha l'idea!
Ha l'idea! Sé mai!
Se l'eroe non c'era, niente obbligava
il tuo trovar ciò che va!
Ma l'idea che non m'assale?
Vibra la carne ma non sale
che un tremulo compenso d'un fiato
inferto?
Ha se amai! Ha l'idea!
Ah! Sé mai
e poi mai.