Come ogni domenica pomeriggio son qua che bevo e scrivo in cucina. Ho messo un po di musica e spento la televisione. Mi rendo conto che ascolto la stessa cosa ormai da un mese. Che è da un mese che oscillo tra un delirante stato d'euforia ed il dolore che mi sgretola la faccia. Nevralgia del trigemino, la chiamavano la malattia del suicida. Ne soffriva Chat Baker, anche se dalla sua biografia non è chiaro se fosse vero oppure la utilizzasse come scusa per farsi dare la morfina. E' la guaina mielinica che se ne va a puttane e comincia a sparare segnali elettrici sbagliati, deliranti, un tilt neurologico che segnala dolore quando invece andrebbe tutto bene.
Differenza di potenziale neurale. I neuroni soffrono lo stress ed il freddo, probabile che m'accusino d'incuria. Penso alla morte di Bunny Murno e mi mangio la mia dose di tegretol prima di ricaderci. In questa giornata umida intendo.
Mi piacerebbe parlare di una schiena flessa, del vibrar della carne che scambia elettricità dall'aria alla lingua. Non ora. Non adesso.
Q - Chiunque
La verità non è scritta in calce
non in piccolo
non una postilla.
Non sono i politici
né sta dentro di noi
né può farci qualcosa un amore:
se ne nutre soltanto, come bestia.
Scrivo del sub-mondo.
Scrivo del non-mondo.
Sicurezza chiusa dietro alle porte di un ipotetico testamento.
Come sua sorella la realtà
condivide il destino
strappata e storta.
Poeti come giornalisti come politici come non meno che ognuno di noi
come me nascosto
e insetto di un futuro incerto.
Scrivo solo e ringrazio le voci inesistenti
che mi fermano.
Strappato e distorto
non posso non ascoltare
toccare: provare ad essere.
Inutile niente riflesso dall’immutabile e perenne esistere,
come un da troppo lontano provenire.
Mi legge l’ineluttabile, destino.
non in piccolo
non una postilla.
Non sono i politici
né sta dentro di noi
né può farci qualcosa un amore:
se ne nutre soltanto, come bestia.
Scrivo del sub-mondo.
Scrivo del non-mondo.
Sicurezza chiusa dietro alle porte di un ipotetico testamento.
Come sua sorella la realtà
condivide il destino
strappata e storta.
Poeti come giornalisti come politici come non meno che ognuno di noi
come me nascosto
e insetto di un futuro incerto.
Scrivo solo e ringrazio le voci inesistenti
che mi fermano.
Strappato e distorto
non posso non ascoltare
toccare: provare ad essere.
Inutile niente riflesso dall’immutabile e perenne esistere,
come un da troppo lontano provenire.
Mi legge l’ineluttabile, destino.