Le dita della mano piegate. quattro che si congiungono al pollice come un'unità delle percezioni terrene.
Se strette, quattro che cercano uno, tengono l'Uno che permetterà di comprendere l'intento: perchè sua la corona che tende al divino.
Anche se perfettamente terrena, rappresenta in sé, nelle scelte imperfette ( di conseguenza non simmetriche) che devono essere compiute per perseguirla, il miglior accesso a quella che sarà la prossima comprensione. Quanto un giusto limite, forse.
Questo, lo specchio, è la giustizia.
Il cambiamento.
L'elevazione.
E' possibile.
La brutta notizia è che il rischio è di finire col girare intorno. Deve essere difficilissimo metabolizzare alcune delle lezioni che vivendo ci vengono inflitte, capire e capirsi è un lavoraccio, smistare i buoni consigli dai pessimi ancora più arduo, scegliersi una credenza qualcosa di epico.
Madri, amiche sicure di quel che covano...
La buona è questa stessa figura, in attività.
Donna, come prima, istintiva e soggettiva del lettore. Per esperienza congruo, resta interpretabile nel genere a seconda della lezione che dev'essere appresa.
E' importante. perchè guarda precisamente il cambiamento in faccia.
Quell'idea covata che non attendeva che il giusto consiglio, forse.
A prescindere dal facile entusiasmo estetico della percezione momentanea, ogni cambiamento è ineluttabile e necessario e non può essere tale senza una rottura.
Senza dolore, membra orfane e teste recise.
Il prossimo passo potrebbe anche essere seplicemente applicare la sentenza.
Personalmente.
Accetta quel consiglio ed applicalo con integrità.
Verso il celeste, o verso il prossimo giro di giostra.
(XX-XIII-II)
sp.VIII