venerdì 4 aprile 2014

Requiem delle piazze vuote

a mio padre, del quale non sarò mai degno, che mi ha reso ciò che sono
a mio fratello, alla sua dolcezza di vetro

Esistono strade che non sono buone strade,
su cui ti trovi, che scegli, su cui cadi.
Ho imparato perdendomi, sicuro di niente, rialzandomi.

Esistono scelte che non sono buone scelte,
che intraprendi per passione, per orgoglio, per affermarti.
Ho imparato soffrendo, chinando il capo, umiliandomi.

Non esiste nessuna soluzione slegata dal dolore e dal sangue,
nessun perdono ne assoluzione,
nessuno sconto per i figli dell'uomo
perché il primo peccato, che non un divino fantasma potrà consolare,
è la morte bella
l'impronunciabile silenzio.

Resta il vento sudario sulla piazza deserta.
Orbite vuote finestre che ospitano ore piccole di alcol e di fumo.
Eco di conflitti non risolti.
Un momento rimasto fratto, un lapsus.

Esistono sentimenti che non sono buoni sentimenti,
che ti invadono dentro, che ti squarciano, che ti condannano.
Ho imparato scappando, godendo, lottando per la mia giustizia.

Ho imparato che non esiste impossibile
se sei pronto a pagarne il prezzo,
che non esiste mancanza da cui non puoi affrancarti
se sei disposto a scavare
l'amore che non consoli
fino al suo più straziante grido d'angoscia.

Dentro ad un corpo sbranato di nero cancro,
dentro ad un cuore debole
incerto, graffiato, stanco.

Resta il vento sudario.
Restano le orbite vuote.

L'ipocrisia dei canti, dei salmi corrotti, delle invocazioni al niente, la liturgia della colpa e dell'espiazione, di un'incerta adesione che cerca di affermarsi con la voce di una vecchia che sa solo di essere prossima al buio.

Sacra è la schiena dei gatti.
In essa è l'Eternità Dorata.

Ho imparato chi sono ascoltando respirare mio padre nel sonno.
Ho imparato chi sono grazie al suo dignitoso silenzio,
mi ha concesso il mondo,
negandoselo sé servo.

Ho imparato chi sono grazie all'implacabile dedizione di un uomo a l'altro: lì. è l'uomo.

Nel vento sudario sulla piazza deserta.
Nelle orbite vuote finestre che ospitavano ore piccole d'alcol e fumo.

Ho imparato la liturgia del sangue e della fratellanza.

Equilibrio, dedizione, pace.

Non ringrazio e non prego.

Lotto, sputo, canto, piango, mordo...

(Calamecca, 27 febbraio 2014)