domenica 16 gennaio 2011

La versione di Barney

Visto al Fiorella.
Prezzo: troppo.
Posizione: prima fila, in barba alle diottrie ed alla sensazione di troppa intimità con gli attori.


CONTIENE SPOILER


Prendendolo per quel che è il film scorre anche, la sceneggiatura è piallata ben bene per farlo apprezzare di più a chi non ha letto il libro piuttosto che il contrario ( poi vi si vende anche quello), qualche battuta tagliente, qualche scenetta. Da subito si è presi dallo sfracassamento scrotale che il regista ha scelto di infliggere con i movimenti di macchina e con il ritmo tipico degli invertebrati acquatici dotati di corpo molle, che riesce magistralmente a collegare questi pigri picchi di acume cinicamente corretto con lo scoramento esistenziale che stravolge l'irsuto Paul Giamatti, ciccione e ricoperto da una folta pelliccia rossastra, impacciato ed empatico come l'azoto liquido.
La riprovevole decisione di trasmutare Parigi in Roma meriterebbe già di per se di infliggere a questo branco di buffoni 30 colpi rituali di flagello, nonché l'interdizione a vita all'accesso di qualsiasi proprietà intellettuale altrui. La definizione di versione "soft" di Barney deriva dal fatto che, per dichiarazione stessa del regista, il film è meno cinico e misogino, meno politically scorrect rispetto al libro, non è un film antisemita, è una commedia - che cazzo - che c'entra la politica? 
Bravo Dustin Hoffman, che fa la macchietta ma non troppo, da attore di vecchia scuola racconta barzellette sporche sul set, indossa la faccia giusta e con l'aplomb tecnico del professionista adatta Izzy alla malinconia generale, rendendolo comunque accattivante e vero. Menzione d'onore va al diarroico Boogie interpretato dal magistrale Scott Speedman, sfatto all'inverosimile. Dallo schermo traspare la colossale scimmia che opprime il povero idiota, verosimilmente tenuto,in puro metodo Stanislavskij, coattamente sbronzo mezzo per l'intera durata delle riprese. Giusto per tenerselo a mente lo sceneggiatore si chiama Michael Konyves, tanto per sorvegliare eventuali film futuri ( nel suo passato "Il mistero della miniera di smeraldi" e "The Descent - al centro della terra", film TV che spero con tutto il cuore di non vedere mai). Due prima di lui avevano tentato l'impresa della trasposizione ma non erano riusciti a portare a termine la fatica, un lavoro durato, pensate, ben dieci anni. 
Nel periodo della Boheme romana(!) Boogie viene rappresentato come un cottone vagamente arrogante, fiero di possedere tutto ciò che di legale ed illegale ci si può fare (legale?il malox? si faceva anche di malox?), che caga romanzi con titoli stronzi di cui Barney va particolarmente ghiotto visto che se ne legge anche due in una serata. L'espressione cirrotica dell'attore dona qui al personaggio la consapevolezza interiore di un ineluttabile destino, di una sfiga gigantesca che a da venire, tipica di chi sarà defenestrato da un Canadair: superlativo. 
Brave Rachelle Favelle, Minnie Driver e Rosamund Pike ( rispettivamente Clara, la Seconda Signora Panofsky e Miriam), comprimarie senza una vera vita, buttate li ma dignitose e tutte diversamente fighe. Inutile lamentare l'arte scomparsa di Clara, che al pari del buon Boogie, viene giudicato particolare estraneo all'economia filmica, o la scelta di ignorare l'ego rappresentato dalla terza persona narrante.


In definitiva non consiglio a nessuno di vedere questo brutto film. Nemmeno a chi non ha letto il libro, proprio proprio se non avete niente di meglio da fare, anche se penso che fareste meglio a fare un salto in libreria, in edizione economica con 12€ ve la cavate.

giovedì 13 gennaio 2011

al Glue - di Feltrinelli e dei fogli in platea



Davvero. Sono giorni che mi sto trattenendo. Non voglio parlare del voto di domani a Mirafiori, di quanto sia centrale per la difesa degli ultimi bastioni sociali di questo paese. Non voglio dire che rappresenta l'ennesimo attacco plutocratico al nostro ormai stracciato stato di diritto.
E non è la vita di un Marchese di Milano in se che mi farà cambiare idea su questo mio inappellabile silenzio, per quanto essa possa essere romanticamente affascinante, deliziosamente avventurosa. Ha pubblicato il Dottor Zivago ( ringrazia il buon Pasternak dalla madre Russia che nemmeno potè ritirare il Nobel), certo, ed il Gattopardo ( chi se lo filava sennò Tomasi da Lampedusa?!?). Diario in Bolivia. Postumo. Affidatogli da Fidel stesso.
La storia di Feltrinelli è la storia di un'italia contro, di un uomo che nel momento delle scelte decise di schierarsi dalla parte più scomoda e che, per quanto fortunato di nascita, ha rischiato la sua anima e quella della sua famiglia per seguire quell'ideale comunista che fu baionetta e riparo dei partigiani durante la grande guerra.
La storia di Feltrinelli è la storia di un terrorista. Che fate? Storgete il naso adesso? Ebbene il 12 dicembre 1969 scappò in clandestinità, accusato d'essere implicato nella strage di Piazza Fontana. Nel 1970 fonda il GAP ( cioè Gruppo d'Azione Partigiana). Non vi basta? Muore durante un tentativo di sabotaggio nei dintorni di Milano. Forse un incidente. Forse i Servizi, o la CIA.
Davvero, non voglio parlare di verità. Forse non ne sono più in grado. Anni di disinformazione e di bulimia mediatica hanno davvero livellato la nostra capacità d'indignazione al punto da rendere un'intera nazione cieca? Una nazione intera fatta di grandi uomini e donne da grandi uomini e donne che se ne sta in silenzio a vedersi morire. Non posso parlare di verità perchè le mie parole non basterebbero mai, come non basta la vita di un anarchico che ha combattuto per la cultura, per la libertà.
Sono le parole di un attore. Non è la storia. Sono le storie.
Quel brivido alla base del collo che è passo di brujo, che chiama il male.
Sono la voce di un uomo che elenca i morti e le bombe di stato, quell'infamia che con il silenzio e la disattenzione è la condanna di una specie.
Sono la carne devastata dell'innocente cui non è nemmeno concesso schierarsi.
Se volete la verità cercatela nei fogli bianchi sparpagliati in sala.
Pestati per andare a pisciare.

Saluto Simo e me ne vado via; rido un po con Angela e Maura sui 10.000 passi consigliati da un dietista, ma prima d'incamminarmi verso casa ne penso cento.
Aspetto il verde al semaforo pedonale.
Davvero, non voglio dire niente. Non voglio pensare al voto di domani, in fin dei conti cosa mai potrà cambiare? Son tutte storie. O storia. Storie. o Storia?


http://it.wikipedia.org/wiki/Giangiacomo_Feltrinelli
http://it.wikipedia.org/wiki/Gruppi_d%27Azione_Partigiana
http://it.wikipedia.org/wiki/Amnistia_Togliatti