“La mia unica realizzazione sarebbe la realizzazione della
vacuità.”
Sei completamente seduta sul tuo progetto. Come sempre
determinata, l’intento ben radicato mentre apprendi. Una spada forgiata dalla
determinazione. Lì lo sguardo, con una precisa determinazione.
Forse l’unica scelta. Forse l’immagine di una volontà
implacabile.
Affilata, d’acciaio. Tenuta da una mano paziente, protetta
da un elsa forte, intelligente: non hai che da sferrare una stoccata, non hai
che da sferrare una stoccata e intanto ti proteggi.
Alle spalle il Re. Del tuo seme. Determinato e spada in
resta, elsa d’ottone, pesa, ferma e sicura, retta da una mano divisa fra la
conservazione e l’istinto. Stoffe che nascondono l’impugnatura: quasi completamente.
Quel blu, denso e scuro è una coda del mantello della Regina.
Le copre la gamba, Le scalda la schiena.
Lei, lì, mette uno scudo, la mano ferma e sana: a protezione
delle viscere.
Il Re guarda altrove. Poggia con una pazienza determinante,
aspetta la fine d’ogni rituale e gesto, assolve con mano ferma ogni contesto, giovane e risoluto come un insetto.
Alla sinistra della Regina, oltre la spada, c’è il cane
avido, primo sulla destra. Protegge il prato e s’impone a prima vittima nel
caso alla Regina cada il colpo, s’intende.
Tre Arcani sono parte di una vacuità. Parte di uno scherzo
dei contrari.
Considerazioni in base a simboli relazionati nella più
arbitraria delle associazioni: l’impressione, mia Regina, non come oracolo:
piuttosto per sangue. E simile. Carni. Piuttosto il letto, ammesso, dietro l’augusto
siparietto imbastito, come sempre, alla fine delle recite. E che van fatte. Cani. Rettili.
Mi consola lo scudo, determinazione e forza. Non mi
sorprende Signora.
Ogni cosa è portata dall’Intento. Decidere quando calar la
spada. Una tentazione e che prude.
E’ un buon momento?
Posso farlo anche mentre Lui non guarda?
E.
Una volta che avrò sferrato il colpo, cosa tratterrà la sua
mano dal non fare altrettanto?