mercoledì 16 novembre 2011

Cose preziose




Ne ho dimenticato la forma
dove le ho messe, di cosa sapessero.
Le mie cose preziose sono silenzi dorati
estasi di un corpo nudo senza peso
androni pieni di eco di passi di tacchi
che si allontanano di fronte alla mia porta.

Ne perdo il ricordo mentre le sto guardando
senza valore, non sono che gialle fotografie secche.
Le mie cose preziose sono l’equilibrio del vento
che inizia a soffiare.
Sconvolgenti urla fraterne rinchiuse tra le pareti oscene di un mattatoio,
la pietà dimenticata
una rabbia non più giovane.

Mi è cresciuto il muso, i miei passi lasciano una coda di zoccoli.

Sorella morte, perdono.

Le mie cose preziose non ti serviranno a niente,
fra le dita strette non troverai che rosmarino e salvia selvatica.

Nell’aria l’odore pungente di ozono, un fuoco che si sta spengendo.

Nella cenere resti d’ossa e carta.

(Firenze, 12/11/2011)




I due rinoceronti sono opere originali di Simone Giuliani ispirate dalla lettura. 
Fossi in voi darei un occhio alle sue note sul suo profilo Facebook (fra le quali trovate anche quest'ultima versione del Rino).

domenica 18 settembre 2011

L'albatro d'acciaio, settembre, l'odore dei treni, settembre.



Sotto la cenere di settembre.
Leggo dalla mole, dove prendo appunti: "Cartesio: l'anima come coscienza, gli animali ne sono privi, le grida di dolore sono come in un orologio ne venissero toccate le molle che lo muovono."
Didone.
La polvere non calpestata.
A volte hai solamente un cuore di cane. A volte hai solamente il tuo metro per giudicare. Cos'é quello che tiene tutto in piedi? L'insoddisfazione, l'arrivismo, l'ignorare più orgoglioso si nutre attraverso una consapevolezza che si crea ad hoc. Non ci sono storie né leggende che impediscano l'evolversi della nostra specie. Il fine ultimo é sempre stato, lo sarà sempre, non è che la ricerca della prosperità. Cos'è che tiene tutto in piedi? Realizzarsi, la famiglia, la saggezza del popolo è una vibrazione che conteniamo in quanto eredi molecolari di un dolore che ha scavato la terra, assoggettato l'idrogeno, resuscitato la memoria e scosso, nei secoli, l'incedere verso la perfezione.
Le grida di dolore, il tempo che si spezza.
Realizzarsi, l'attivismo orgoglioso, una famiglia saggia.
Disgregare un atomo non è gran cosa, come non lo è venerare la preziosa maestosità della bauxite.
Scrivevo di aquile  d'acciaio che sorvolano il deserto in caccia di qualche succulente preda che potesse essere afferrata con gli artigli. Ho scritto di un sacco di cazzate. Però gli uccelli son sempre un gran bell'argomento.
Ho perso due treni, e ne ho trovato un'altro che mi riportava a casa.
Per essere settembre.

Caduta di un albatro d'acciaio


Ho visto l'orlo di queste dita, scivolare
oltre il limite di un infranto bianco,
sgretolare il sigillo, ed un altro,
le unghie spezzate, gridare
lontano, cadendo aperto,
urlo gemello di una parete liscia.
un ricatto,
una perdita,
colmato dal vento con il volo
perfetto,
non immobile.
La carne temprata da vocali
in pietra viva
in stelle il corpo
in tuffo
precipatato al suolo.
- Immortalità, eterno, leggenda -
promette l'attesa ferina.

L'impatto non è una conclusione.
L'uomo, suo malgrado, è.

giovedì 19 maggio 2011

La dolcezza di Sara



“Una linea è stata tracciata fra se
stesso e gli altri.
Si nega che questa linea sia stata
tracciata. Non c’è nessuna linea.


Ma non provate ad attraversarla.”


R.D. Laing

I.
La stanza è in penombra, solo una lama di luce filtra dallo scuro appoggiato della finestra. All’interno di
questo intervallo di buio la polvere sembra scorrere, fluire senza peso, leggera come fumo ferma il tempo
evaporando. Una nebbia fra i mondi, come il velo dell’illusione.
Sento il pulsare sordo, sordo, del sangue, battere all’interno dei corpi cavernosi. La pelle: calda, in
fiamme per la pressione e la frizione esercitata, unta dall’olio aromatizzato al guaranà.
Mi sono un documentata un po’ prima. Ho cercato informazioni su internet e sto anche leggendo un libro sull’argomento,
ma la mano che scende verso la base, lentamente, mentre cerco di mantenere la pressione di palmo e dita costante,
millimetro dopo millimetro, dal glande fin giù, verso l’inguine, comunque trema.

Poi di nuovo su. Lentamente.

Allento la presa. L’odore acre del sudore, frammisto a quello speziato che ormai satura l’ambiente mi fa piacevolmente
pizzicare la punta del naso. Marco mi avrebbe chiesto se avessi voglia di litigare.
Massaggio quindi il ventre morbido sotto la pancia. Con l’altra mano invece comincio, delicatamente, sfiorando la pelle
con i polpastrelli, la risalita che dalla zona perianale porta al sacchetto caldo dei testicoli.

Alzo la testa per guardarlo. I suoi occhi azzurri sono tristi ed acquosi, distrattamente appoggiati sul mio seno scoperto.

II.

Buio.

Silenzio.

Sopra, nel cielo, ferite di stelle illuminate dalla luna piena.

È un grido d’alluminio ed abbagliante luce gialla che fende la notte. Veloce come una lama. Spietato tra i tornanti,
prima di ogni curva il mostro ruggente prende fiato insieme al suo Passeggero. Fischia la belva d’ira trattenuta, rallentando.
Il Passeggero, le cosce ben strette sui fianchi lucidi, blocca il suo respirare. Allenta il morso dell’animale e, finalmente,
lo libera nuovamente. Urla e con un balzo si fionda sull’asfalto inerte.
Ancora e ancora.
La Belva ed il Passeggero. Legati in un abbraccio come d’amanti, violenti come amanti, scopano la notte candita di silenzio,
rompendola, uniti insieme. Un unico nuovo essere. Sotto il vento sfrecciano. Non esiste il mondo né l’uomo.
Non conta più niente, non esiste il tempo.
Poi, non fu che acciaio e lamiere contorte. Il giallo vitale ed elettrico del mostro esploso in un accecante e
fosforico flash bianco.
Torna il mondo.
Il dolore. Tra i resti contorti della belva agonizzante giace una mattanza di benzina e olio.
Torna il tempo. Lentamente. Segue il volo del Passeggero. Accelera, quando colpisce l’asfalto e le ossa si sbriciolano,
la pelle si lacera vermiglia.
S’infrange la schiena come vetro.

Sopra, nel cielo, ferite di stelle illuminate da una luna pallida e piena.

Silenzio.

Buio.

III.

Mi chiamo Sara. Ho 25 anni e sono cresciuta in un piccolo paese vicino a Reggio Emilia. Studio psicologia a Firenze da
circa due anni. Vivo con altre tre ragazze in un appartamento sub-affittato vicino a piazza Savonarola.
Era il mese di settembre ed ero appena rientrata da un viaggio nel Salento. Due settimane di vino e taranta che avevano
mandato in fumo tutti i miei risparmi e che mi costrinsero a cercare un lavoro: ristoranti, pub e misi perfino
qualche annuncio su internet.
Una sera, tornando a casa, trovai questa e-mail nella posta elettronica:

Da: EasyWebJob  
A: sarariccioliboccoli@gmail.it
Oggetto: cameriera nel weekend

Ciao,
io un lavoro ce l’ho, se non dovesse interessarti scusami in anticipo. Vorrei premettere che questo è un lavoro 
serio, non fisso ma pagato 100 Euro per ogni visita.
Il lavoro però è un po’ particolare: consiste nell’aiutarmi in un programma di riabilitazione sessuale (tieni 
conto che sono un ragazzo di 35 anni, paralizzato e privo di sensibilità dal torace in giù a causa di un incidente 
che ho fatto 15 mesi fa), disegnato dal mio medico e che comporta  anche l’uso di un dispositivo medicale (chiaramente 
non comporta avere un rapporto sessuale completo fra noi). Se nonostante la natura inusuale, sei comunque 
interessata a discuterne fammelo sapere, ti spiegherò esattamente in cosa consiste.
Altrimenti in bocca al lupo per la tua ricerca di lavoro.
Ti potrei per piacere chiedere di farmi sapere anche se non sei interessata? È una cosa seria e devo trovare come 
iniziare il programma il possibile, è tanto che cerco ma non riesco a trovare nessuno che mi aiuti, a causa 
della particolarità del lavoro.


Ciao e grazie,
Andrea

Rimasi un po’ di fronte allo schermo del MAC, il volto illuminato dalla luce azzurrognola dello schermo. Poi lo chiusi.
Poi me ne andai in cucina a bere. Poi me ne andai a letto.

Quella notte sognai una strada di montagna ed una bestia con gli occhi gialli che mi veniva incontro urlando,
come impazzita di rabbia.

IV.

- Vede…il rilassamento della muscolatura liscia delle arterie cavernose, del tessuto erettile e del corpo spongioso
che induce l’erezione risulta dall’attivazione del sistema parasimpatico e dalla simultanea inibizione del simpatico.
La risposta del parasimpatico è attivata dalla stimolazione periferica e l’erezione riflessa è mediata dal circuito
intraspinale. Informazioni integrate o in origine da strutture sovra spinali possono inoltre elicitare un’erezione
psicogena. Ne consegue che la lesione spinale può alterare sia l’erezione riflessa che quella di origine centrale, e che
il grado della disfunzione sessuale varia in relazione al livello lesionale ed alla completezza della lesione.
Nel suo caso stiamo parlando di una lesione superiore a T10 le possibilità di recupero direi che sono molto buone
In passato era pratica comune l’impianto di protesi intracavernose ma adesso questa strada è stata parzialmente abbandonata
visto il rischio di complicazioni, quali infezioni e ostrasioni.
Sono sicuramente più indicati trattamenti meno invasivi, come auto iniezioni endocavernose .
Prima però, sarà necessaria un’anamnesi accurata della funzione sessuale, sia precedente alla lesione che residua. Una valutazione
della funzione vescicale, delle funzioni viscerali ed uno neurologico basale del livello di lesione. Quindi. Vedo che è sposato… -
-…in effetti…-
-…insieme a sua moglie dovrete seguire un protocollo ben preciso che…-
-…dottore…-
-…le redigerò. Con l’ausilio di un apposito dispositivo per aiutare l’eiaculazione potrete…-
-…dottore! Mi ha lasciato. Mia moglie mi ha lasciato!-
-…
-…
-…il riconoscimento della sensibilità genitale è essenziale per poter valutare le possibilità di recupero. Ci sono diverse cliniche
che offrono servizi professionali di questo tipo. In Svizzera. In Austria…-
-…dottore…-

V.

Scende una lacrima lungo la guancia perfettamente rasata. La vedo ornata dei colori riflessi dalla luce che filtra dallo scuro
socchiuso, come un’assoluzione spicca il volo verso terra. Lentamente. Si riprende il tempo e accelera quando tocca il lenzuolo
candido, sfaldandosi in mille lucciole liquide.
Il calore adesso è quasi insopportabilmente presente nel mio palmo unto di guaranà.
Sento tendersi la tonaca albuginea, forzata dall’espandesi delle trabecole dei corpi cavernosi.
All’inizio di queste quattro settimane di terapia è stato difficile non sentirmi una troia comprata per le mie belle tette, il
mio tempo e la mia disponibilità..
Poi ho iniziato ad immaginare Andrea. Ho cercato di sentirlo come un uomo. Fuori da quella prigione di metallo e gomma che l’aiuta
solo a resistere, l’ho immaginato camminare e correre. L’ho immaginato far l’amore..
Probabilmente Andrea non camminerà mai più.
Né correrà, ma il suo cazzo caldo, nella mia mano unta di guaranà e di sudore penetra un’idea che vale molto di più degli sciocchi
pregiudizi della gente normale.
Fotte il bigotto senso del pudore di una chiesa senza dio.
Scopa l’essenza stessa del sentirsi umani.
Speranza?

Nella camera semi buia che contiene i nostri corpi martoriati dalla vita, la vita stessa sussurra come fanno gli amanti.


è un racconto pubblicato in occasione del progetto Oltre le Gambe, l'immagine è stata realizzata da 
Simone Giuliani dopo averlo letto, in equilibrio su di un filo.

lunedì 25 aprile 2011

Interludio #1: Suonata per uomo minore




non dice nulla, non sussurra nulla,
chiosa,
perché niente seduce quanto la colpa
la quiete,
la pace.


ancora non urla, ma
gobba e storpia, giace.


ancora non parla, aspetta
gobba e storpia, giace.


razza mia indegna ascolta, perchè
come un asina la tua prima consorte raglia
svanisce rapida ogni giustizia,
la fiducia è fiele, amara come l'alito di un prete.
un marchio ribonucleico
crudele come una lama d'ossa,


polvere inusa, non erba luce
che lemma, reo induce:
questa calma estranea
ad una lontana resa.


ma ancora non urla, forse
troppo gobba e troppo storpia, ancora giace.


ed ancora non parla, trema
gobba e dolorosamente storpia, giace.


la pace
non è quiete,
l'immobile colpa di vivere
accusa,
non risolve nulla, e non produce nulla.

mercoledì 16 febbraio 2011

Delle notti insonni




Scrivo questo pezzo come uno sfogo. Prima, durante una notte insonne, poi ripreso in un aperiTICCIO mancato, cercando di rimetterne insieme le frasi sconnesse che avevo sparpagliato su di un fogliaccio. Non mi posso permettere un'analisi critica perché sono di parte, perché ormai vedo nell'affermarsi PERSONALE l'unica VERA forma di lotta possibile. Perché nel quotidiano cercarmi ho trovato come unica risposta una disobbedienza fatta di prese di posizioni, di lotte che devono essere affrontate come una soluzione diversa che serva come esca e lume per attirare gli affini per creare nuove comunità, da unire, nel più puro spirito di questo nostro nuovo XXI secolo, fatto d'essenze autodeterminate.
La nuova lotta dovrà essere combattuta contro noi stessi.

"L'ampliamento. Portare l'affermazione dell'avversario al di fuori dei suoi limiti naturali, interpretarla nella maniera più generale possibile, prenderla nel senso più ampio possibile ed esagerarla; restringere invece la propria affermazione nel senso più circoscritto possibile e nei limiti più ristetti: perché quanto più un'affermazione diventa generale, tanto più essa presta il fianco ad attacchi [..];
Usare l'omonimia per estendere l'affermazione presentata anche a ciò che, al di la del nome uguale, poco o nulla ha in comune con la cosa in questione; poi darne una confutazione lampante, e così fingere di aver confutato l'affermazione [..];
Se l'avversario ci sollecita esplicitamente a esibire qualcosa contro un determinato punto della sua affermazione, ma noi non abbiamo nulla di adatto, allora dobbiamo svolgere la cosa in maniera assai generale e  poi parlare contro tali generalità. Ci viene chiesto di dire perché una determinata ipotesi fisica non è credibile allora parliamo dell'illusorietà del sapere umano e ne diamo ogni sorta di esempi."
Shopenauer, l'Arte di ottenere ragione

Quanto è importante ammaestrare la lingua! Disciplinare l'attenzione, dilatarne il significato fino a che sia così rarefatto da risponderti attraverso il generico specchio di un innocuo assunto ideologico: piponeggiante d'ovvietà e retorica.
Con il più asinino dei pigli siamo bersagliati dai nostri esponenti politici del più blaterante dire niente a fronte di un mondo sempre più complesso, che avrebbe bisogno di ben altra profondità, di una cultura e sensibilità affilata, in grado di sezionare non soltanto l'umore di un popolo, ma le derive stesse di una società i cui valori non sono più l'ottocentesca corsa al benessere, ma un groviglio di macro-entità in evoluzione, un fiume, un mare debordante di opinioni, di affermazioni d'identità.
Purtroppo aspettarsi qualcosa di simile ad una presa di coscienza dal branco di incompetenti loschi figuri che ci governa non è, al momento, che una lontana e sciocca utopia.
Questo esercito di droidi ( libera citazione dell'Andrea Scanzi, Micromega On-Line) si porta la propria lordura sul viso.
La realtà è che il proscenio è ingombro di individui che, alla giusta richiesta di spiegazioni di un giornalista, a domande che permetterebbero - perché no? - di chiarire fraintendimenti, errori di interpretazione, domande finalizzate ad alimentare il sano confronto dialettico che sta alla base del costrutto mentale su cui si basa ogni forma di analisi sociale, politica, di cui si ciba il pensiero per sviluppare un ragionamento che sia più complesso di uno show panettone da sabato sera, a questo ci hanno costretto ad assistere: alla farsa dell'interlocutore che da del mafioso al giornalista. Che grida, folle di rabbia, violento, pateticamente idrofobo.
Vedere questo è degradante.
Rendersi conto che questo è studiato, calcolato, lo è ancora di più.
E non ci vuole Di Pietro per sapere che si può essere analfabeti e non fascisti.
Il pietoso spettacolo di un ministro della Repubblica ( e voglio impormi ancora a mettere la maiuscola a questa parola che hanno deturpato e reso risibile) che urla: VIGLIACCHI! ad un'intera tribuna di giovani, in televisione, in merito ad una questione così delicata come il rapporto tra il popolo di piazza, i manifestanti, e l'ordine pubblico, non è che una palese dimostrazione di inadeguatezza professionale, umana e politica.
L'unica cura alla grottesca dimostrazione di questi signorotti che proteggono il proprio feudo è l'epurazione morale. L'applicazione di uno spietato raziocinio che renda impossibile la proliferazione di questi esseri anomali. E' necessario un antidoto di eccellenza, è diventato necessario sradicare i bugiardi, i ladri che non hanno bisogno di rubare, gli infami hanno lo stipendio garantito dal sudore delle nostre fronti, auto e scorta che li proteggono.
Prima che della nostra dignità non rimanga più niente.
Non c'è che una risposta da opporre: il mento alto, l'intelligenza, la cultura, la sensibilità che accarezza le mani ed i volti, la critica selvaggia di chi non piange e non chiede ma vuole e sogna, lotta.

"Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."
Antonio Gramsci    

da vedere ci sarebbe...

domenica 16 gennaio 2011

La versione di Barney

Visto al Fiorella.
Prezzo: troppo.
Posizione: prima fila, in barba alle diottrie ed alla sensazione di troppa intimità con gli attori.


CONTIENE SPOILER


Prendendolo per quel che è il film scorre anche, la sceneggiatura è piallata ben bene per farlo apprezzare di più a chi non ha letto il libro piuttosto che il contrario ( poi vi si vende anche quello), qualche battuta tagliente, qualche scenetta. Da subito si è presi dallo sfracassamento scrotale che il regista ha scelto di infliggere con i movimenti di macchina e con il ritmo tipico degli invertebrati acquatici dotati di corpo molle, che riesce magistralmente a collegare questi pigri picchi di acume cinicamente corretto con lo scoramento esistenziale che stravolge l'irsuto Paul Giamatti, ciccione e ricoperto da una folta pelliccia rossastra, impacciato ed empatico come l'azoto liquido.
La riprovevole decisione di trasmutare Parigi in Roma meriterebbe già di per se di infliggere a questo branco di buffoni 30 colpi rituali di flagello, nonché l'interdizione a vita all'accesso di qualsiasi proprietà intellettuale altrui. La definizione di versione "soft" di Barney deriva dal fatto che, per dichiarazione stessa del regista, il film è meno cinico e misogino, meno politically scorrect rispetto al libro, non è un film antisemita, è una commedia - che cazzo - che c'entra la politica? 
Bravo Dustin Hoffman, che fa la macchietta ma non troppo, da attore di vecchia scuola racconta barzellette sporche sul set, indossa la faccia giusta e con l'aplomb tecnico del professionista adatta Izzy alla malinconia generale, rendendolo comunque accattivante e vero. Menzione d'onore va al diarroico Boogie interpretato dal magistrale Scott Speedman, sfatto all'inverosimile. Dallo schermo traspare la colossale scimmia che opprime il povero idiota, verosimilmente tenuto,in puro metodo Stanislavskij, coattamente sbronzo mezzo per l'intera durata delle riprese. Giusto per tenerselo a mente lo sceneggiatore si chiama Michael Konyves, tanto per sorvegliare eventuali film futuri ( nel suo passato "Il mistero della miniera di smeraldi" e "The Descent - al centro della terra", film TV che spero con tutto il cuore di non vedere mai). Due prima di lui avevano tentato l'impresa della trasposizione ma non erano riusciti a portare a termine la fatica, un lavoro durato, pensate, ben dieci anni. 
Nel periodo della Boheme romana(!) Boogie viene rappresentato come un cottone vagamente arrogante, fiero di possedere tutto ciò che di legale ed illegale ci si può fare (legale?il malox? si faceva anche di malox?), che caga romanzi con titoli stronzi di cui Barney va particolarmente ghiotto visto che se ne legge anche due in una serata. L'espressione cirrotica dell'attore dona qui al personaggio la consapevolezza interiore di un ineluttabile destino, di una sfiga gigantesca che a da venire, tipica di chi sarà defenestrato da un Canadair: superlativo. 
Brave Rachelle Favelle, Minnie Driver e Rosamund Pike ( rispettivamente Clara, la Seconda Signora Panofsky e Miriam), comprimarie senza una vera vita, buttate li ma dignitose e tutte diversamente fighe. Inutile lamentare l'arte scomparsa di Clara, che al pari del buon Boogie, viene giudicato particolare estraneo all'economia filmica, o la scelta di ignorare l'ego rappresentato dalla terza persona narrante.


In definitiva non consiglio a nessuno di vedere questo brutto film. Nemmeno a chi non ha letto il libro, proprio proprio se non avete niente di meglio da fare, anche se penso che fareste meglio a fare un salto in libreria, in edizione economica con 12€ ve la cavate.

giovedì 13 gennaio 2011

al Glue - di Feltrinelli e dei fogli in platea



Davvero. Sono giorni che mi sto trattenendo. Non voglio parlare del voto di domani a Mirafiori, di quanto sia centrale per la difesa degli ultimi bastioni sociali di questo paese. Non voglio dire che rappresenta l'ennesimo attacco plutocratico al nostro ormai stracciato stato di diritto.
E non è la vita di un Marchese di Milano in se che mi farà cambiare idea su questo mio inappellabile silenzio, per quanto essa possa essere romanticamente affascinante, deliziosamente avventurosa. Ha pubblicato il Dottor Zivago ( ringrazia il buon Pasternak dalla madre Russia che nemmeno potè ritirare il Nobel), certo, ed il Gattopardo ( chi se lo filava sennò Tomasi da Lampedusa?!?). Diario in Bolivia. Postumo. Affidatogli da Fidel stesso.
La storia di Feltrinelli è la storia di un'italia contro, di un uomo che nel momento delle scelte decise di schierarsi dalla parte più scomoda e che, per quanto fortunato di nascita, ha rischiato la sua anima e quella della sua famiglia per seguire quell'ideale comunista che fu baionetta e riparo dei partigiani durante la grande guerra.
La storia di Feltrinelli è la storia di un terrorista. Che fate? Storgete il naso adesso? Ebbene il 12 dicembre 1969 scappò in clandestinità, accusato d'essere implicato nella strage di Piazza Fontana. Nel 1970 fonda il GAP ( cioè Gruppo d'Azione Partigiana). Non vi basta? Muore durante un tentativo di sabotaggio nei dintorni di Milano. Forse un incidente. Forse i Servizi, o la CIA.
Davvero, non voglio parlare di verità. Forse non ne sono più in grado. Anni di disinformazione e di bulimia mediatica hanno davvero livellato la nostra capacità d'indignazione al punto da rendere un'intera nazione cieca? Una nazione intera fatta di grandi uomini e donne da grandi uomini e donne che se ne sta in silenzio a vedersi morire. Non posso parlare di verità perchè le mie parole non basterebbero mai, come non basta la vita di un anarchico che ha combattuto per la cultura, per la libertà.
Sono le parole di un attore. Non è la storia. Sono le storie.
Quel brivido alla base del collo che è passo di brujo, che chiama il male.
Sono la voce di un uomo che elenca i morti e le bombe di stato, quell'infamia che con il silenzio e la disattenzione è la condanna di una specie.
Sono la carne devastata dell'innocente cui non è nemmeno concesso schierarsi.
Se volete la verità cercatela nei fogli bianchi sparpagliati in sala.
Pestati per andare a pisciare.

Saluto Simo e me ne vado via; rido un po con Angela e Maura sui 10.000 passi consigliati da un dietista, ma prima d'incamminarmi verso casa ne penso cento.
Aspetto il verde al semaforo pedonale.
Davvero, non voglio dire niente. Non voglio pensare al voto di domani, in fin dei conti cosa mai potrà cambiare? Son tutte storie. O storia. Storie. o Storia?


http://it.wikipedia.org/wiki/Giangiacomo_Feltrinelli
http://it.wikipedia.org/wiki/Gruppi_d%27Azione_Partigiana
http://it.wikipedia.org/wiki/Amnistia_Togliatti