giovedì 5 settembre 2013

Verme (primo sacrificio)

Le Labyrinthe (1938) -  André Masson 1896-1987 - olio su tela 120 x 61 cm

 "tutta questa Natura divinizzata si pittura proprio come una puttana, le seduzioni della quale altro non coprono che l'intima corruzione; e se andiamo ancora più in là, e riflettiamo che il misterioso cosmetico che produce tutti i colori, il gran principio della luce, rimane in se stesso bianco o incolore, e se agisse sulla materia senza una mediazione darebbe a tutte le cose, anche ai tulipani e alle rose, il tocco vuoto della sua tinta; se pensiamo a tutto ciò, l'universo paralizzato ci si stende innanzi come un lebbroso"
Herman Melville - Moby Dick

Così vengo e imploro.

Mi perderò oltre gli scogli della più bianca follia
mettendo oltre, le mani tese coi palmi in su,
non solo una fiducia che ostenta suicidio
ma l'arroganza di scegliere una morte sorella, disarmandomi
con il tuo nome, rotolando
nel gustoso corpo di fango che i tuoi tanti amanti
spezzati, distrutti, abbattuti,
con le loro lacrime hanno impastato dalla terra
tanto che in flutti frustano salati
le interiora di un male amore
su cui sovrana regni.

Eretta tra la spuma bianco sborra
regina vergina puttana infante,
del mio corpo con una fragilità siderale
calzerò passi e scalderò membra
il sangue e con la carne, colpa corrotta
spingerò ben dentro le costole albine questa lama
affinché la tua sete non sia placata mai.

Che non è l'affetto ne pace o convivio che bramo
non puro non giusto non bello
solo dolore e quotidiana lordura merito, amo
che l'acciaio dritto incida i muscoli
che il sangue nero dalla bocca a fiotti inquini questo mondo inutile
con la pestilenza che covo dentro,
punito, insultato e deriso
malato, respinto e picchiato
più questo sporco male c'ho dentro non posso trattenere
questo soffrire opaco che tanto la gente
normale! - chiede.

Pulite sembianze, voi cellophane
igienizzati bastardi ipocriti e assassini
siete voi il mio più grande orrore.

Amore nero, grande boia cuore silicio,
non esitare ancora.

Dolce fata follia, legami come l'agnello che questi lamentosi insulsi
si tolgono dai denti.

Morte mia sposa decaduta, non essere pietosa
colpisci la mia carne trista, rampona decisa!

Mai mi sarà più dolce andare
finalmente liberato dal fingere,
oltre questo goffo mucchio di nervi
trasformato in niente.

Tornato figlio e sacrificio
tuo, stelle sarò per sempre.

Nessun commento:

Posta un commento