sabato 11 luglio 2009

Un confine che va dal mio palmo al tuo petto, dal tuo palmo al mio petto.


Mettere le mani a terra.
Metto i palmi sulla sua pelle calda.

Apro, digrigno, ride l'asina
scuote le anche
la troia si sveste piano e quando le conviene.

Anima la festa.
Offre saliva.
Tequila.

Conosco molte lingue ed un po di notte da attraversare
e seguo un cane da cinque anni
lo guardo scodinzolare
tra reale ed inganno.

Dimmi. Amore mio.
Parlami condanna.

Senti tra la pelle ed il ventre nudo,
nell'acqua mossa,
accanto alla strada, cosa chiedermi.
Quale domanda prendere, scegliere,
nel mazzo delle risposte a tutto.

Meglio forse chiedere se il giusto conosce paura,
giusto forse temere che credere al terrore.
Meglio reggere l'inganno del se
che nulla nuoce al se
che chiedere un altro spazio,
sognato, la poesia
e trascendere.

Errante ignoto lascio
una memoria che niente stringe.

Nessun commento:

Posta un commento