domenica 22 gennaio 2017

Lisbona

opera di Duma Arantes qui pinterest

Ho tracciato ogni lettera d'amaro.
Non c'è che cenere intorno a questo letto sfatto, brandelli di carta e ricordi d'inchiostro.
La fiducia è un cane cieco. Sordo da un orecchio. L'olfatto compromesso dal pelo bagnato di strada.
Il più crudele dei disegni prende il posto di ogni bugia che provai a far diventare eterna.
La luce delle macchine inferocite in strada filtra dalle veneziane: per un momento riempie l'appartamento di mille insetti leggeri.
Muore zoppo l'ippogrifo e nessuna fata è sopravvissuta all'eccidio delle polveri. Solo cenere e resti di poesie bruciate.
Penso Lisbona, i piedi nell'oceano.
Azulei
- Azuleyos!
Sento il suo ventre che sfiora il mio, sedendosi su di me, mentre mi solletica con la sua fica rigogliosa accenno un sorriso nella sera tranciata.
Perle scure. Occhi che non ti specchiano. Ti annegano. Ti mandano sotto.
Al di la della malinconia di cui non restano che le macerie di un rimpianto. Parole violente. Frasi affilate come lame.
S'alza il vento facendo sbattere le persiane con l'entusiasmo elettrico che precede i temporali l'estate.
Come se la risposta si fosse vestita di un esile giustificazione per esistere.
Una volta di troppo. Probabilmente più di tre. Certamente tanto da non rendermene conto.
Si mette un dito in bocca. Si lascia scivolare giù, scivola. Sciogliendosi verso il mio membro duro e pulsante.
Alito di vaniglia dentro a labbra tumide.
E' stato amore?
Una comoda rinuncia a me stesso?
Perle scure che mi guardano e mentono.
Promettono consapevolezza ma non fanno che costruire una dannazione che mi sarà compagna. Spietata. Lucida.
Non degno, forse. Il ricordo si offusca nell'ombra, marcisce, non solo anima.
Tanto che urlo.
Non basta l'alcol. Non serve consolazione. Nessuna droga che mi liberi.
L'imposta della finestra cede alla pressione della tempesta illuminando la stanza buia di lampo.
M'illumino il volto. Contratto. Cosa resta?
Il sospiro dopo il coito che scarica a terra tensione, fiato, sangue e carne, pelle ch'era e non sarà che una leggenda raccontata da nessuno.
Rimango in silenzio mentre la pioggia mi batte in faccia.
Sa di ferro. Delusione e fredda masticanza.
La sigaretta bagnata.
Un bicchiere vuoto e solo i miei occhi azzurri.

Nessun commento:

Posta un commento