giovedì 13 gennaio 2011

al Glue - di Feltrinelli e dei fogli in platea



Davvero. Sono giorni che mi sto trattenendo. Non voglio parlare del voto di domani a Mirafiori, di quanto sia centrale per la difesa degli ultimi bastioni sociali di questo paese. Non voglio dire che rappresenta l'ennesimo attacco plutocratico al nostro ormai stracciato stato di diritto.
E non è la vita di un Marchese di Milano in se che mi farà cambiare idea su questo mio inappellabile silenzio, per quanto essa possa essere romanticamente affascinante, deliziosamente avventurosa. Ha pubblicato il Dottor Zivago ( ringrazia il buon Pasternak dalla madre Russia che nemmeno potè ritirare il Nobel), certo, ed il Gattopardo ( chi se lo filava sennò Tomasi da Lampedusa?!?). Diario in Bolivia. Postumo. Affidatogli da Fidel stesso.
La storia di Feltrinelli è la storia di un'italia contro, di un uomo che nel momento delle scelte decise di schierarsi dalla parte più scomoda e che, per quanto fortunato di nascita, ha rischiato la sua anima e quella della sua famiglia per seguire quell'ideale comunista che fu baionetta e riparo dei partigiani durante la grande guerra.
La storia di Feltrinelli è la storia di un terrorista. Che fate? Storgete il naso adesso? Ebbene il 12 dicembre 1969 scappò in clandestinità, accusato d'essere implicato nella strage di Piazza Fontana. Nel 1970 fonda il GAP ( cioè Gruppo d'Azione Partigiana). Non vi basta? Muore durante un tentativo di sabotaggio nei dintorni di Milano. Forse un incidente. Forse i Servizi, o la CIA.
Davvero, non voglio parlare di verità. Forse non ne sono più in grado. Anni di disinformazione e di bulimia mediatica hanno davvero livellato la nostra capacità d'indignazione al punto da rendere un'intera nazione cieca? Una nazione intera fatta di grandi uomini e donne da grandi uomini e donne che se ne sta in silenzio a vedersi morire. Non posso parlare di verità perchè le mie parole non basterebbero mai, come non basta la vita di un anarchico che ha combattuto per la cultura, per la libertà.
Sono le parole di un attore. Non è la storia. Sono le storie.
Quel brivido alla base del collo che è passo di brujo, che chiama il male.
Sono la voce di un uomo che elenca i morti e le bombe di stato, quell'infamia che con il silenzio e la disattenzione è la condanna di una specie.
Sono la carne devastata dell'innocente cui non è nemmeno concesso schierarsi.
Se volete la verità cercatela nei fogli bianchi sparpagliati in sala.
Pestati per andare a pisciare.

Saluto Simo e me ne vado via; rido un po con Angela e Maura sui 10.000 passi consigliati da un dietista, ma prima d'incamminarmi verso casa ne penso cento.
Aspetto il verde al semaforo pedonale.
Davvero, non voglio dire niente. Non voglio pensare al voto di domani, in fin dei conti cosa mai potrà cambiare? Son tutte storie. O storia. Storie. o Storia?


http://it.wikipedia.org/wiki/Giangiacomo_Feltrinelli
http://it.wikipedia.org/wiki/Gruppi_d%27Azione_Partigiana
http://it.wikipedia.org/wiki/Amnistia_Togliatti

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