martedì 1 giugno 2010

la lezione della storia, il Lupo della Fine


E' fatto divieto agli ebrei di concedere a Hitler vittorie postume
Emil Fackenheim

"Iddio ti salvi, vecchio marinaio,
dai demoni che ti tormentano così!
Perchè cambi espressione?" "Con la mia balestra
io l'Albatro abbattei."
Samuel Coleridge, la ballata del vecchio marinaio


La storia ci dovrebbe aver insegnato la lezione della ciclicità, la preziosa consapevolezza della causa effetto e l'incantevole dono della memoria. Ogni passo che lo scarpone calzato della milizia umana, avanzando, affonda nel pantano della propria scoperta ancestrale, platee gremite di sudditi non si sono mai risparmiate dal cantare le lodi dei supposti potenti, ne il prostrarsi al loro cospetto.
La storia ci dovrebbe aver insegnato l'arte della pazienza, la natura il ciclico ritorno della carne alla polvere. L'inevitabile rivoluzione è scritta nel genoma umano. L'evoluzione della coscienza piegata. Il grido disperato che s'innalza oltre il chiasso dell'ultimo esercito. Una condanna, alta ed inclemente, è trascinata dalle mani guantate del persecutore, strattonata per i capelli arruffati, lungo un confine che è non è che una scia di sangue, da gasteropode. Un insetto sventrato la placenta, insettoide, livida, scorretta, che contagia la terra della vita che gli è stata strappata.
La storia ci dovrebbe aver insegnato la favola degli ideali, purtroppo ancora distanti, ancora spettatori. E' stata la tirannide la prima bestia a nutrirsene, moliplicare le sue forme. Spietata, micidiale. Si nutre di tutto, non può essere arrestata e diventerà grassa, e diventerà grande, imponente e distante, pigra tanto che ogni movimento sarà sempre più difficile da perseguire. Infine si mangerà, e noi con lei, di lei ci sazieremo, ne faremo banchetto e grandissima orgia. Diventeremo forti, prolificheremo.
Non riesco a smettere di pensare al Lupo della Fine, a Fenrir, a Elia. A Kundera che cercò una luna Moldava nella Senna. Ai sentimenti, troppo fragili, che si spezzano, ed ai corpi ancor più deboli e preziosi, che vanno a fondo, come l'equipaggio di Coleridge, abbattuti, dalla più tremenda delle maledizioni, ineluttabile.
Cibo per il mostro.

In Affordance

adesso

s'erge immemore l'insonne

s'erge immemore l'insonne

adesso

                             s'erge immemore l'insonne

per troppo idea, reimprime longitudine

come un cieco
come una follia

adesso

s'erge immemore l'insonne.

2 commenti:

  1. è che la memoria perde le memorie. e proprio quelle utili, perde. che dire? condivido pienamente ogni rigo di ciò che hai scritto. grazie

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  2. eppure siamo circondati di simboli e di promemoria che dovrebbero ricordarci continuamente chi siamo...suggerimenti per evolvere. Siamo bestie pigre.
    grazie a te per le splendide poesie

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