Ne ho dimenticato la forma
dove le ho messe, di cosa sapessero.
Le mie cose preziose sono silenzi dorati
estasi di un corpo nudo senza peso
androni pieni di eco di passi di tacchi
che si allontanano di fronte alla mia porta.
Ne perdo il ricordo mentre le sto guardando
senza valore, non sono che gialle fotografie secche.
Le mie cose preziose sono l’equilibrio del vento
che inizia a soffiare.
Sconvolgenti urla fraterne rinchiuse tra le pareti oscene di un mattatoio,
la pietà dimenticata
una rabbia non più giovane.
Mi è cresciuto il muso, i miei passi lasciano una coda di zoccoli.
Sorella morte, perdono.
Le mie cose preziose non ti serviranno a niente,
fra le dita strette non troverai che rosmarino e salvia selvatica.
Nell’aria l’odore pungente di ozono, un fuoco che si sta spengendo.
Nella cenere resti d’ossa e carta.
(Firenze, 12/11/2011)
I due rinoceronti sono opere originali di Simone Giuliani ispirate dalla lettura.
Fossi in voi darei un occhio alle sue note sul suo profilo Facebook (fra le quali trovate anche quest'ultima versione del Rino).