PROLOGO
Pelle della giacca bagnata. L’aria che fende la notte è così fredda che fa male respirare.
L’alcol in corpo ha lasciato nella macchina gli ultimi barlumi sbilenchi della mia attenzione.
Un passo e un altro passo. D’avanti l’altro il piede ed un altro passo verso il bancone bianco.
Scintillante di luce fissa e gialla, sopra. Briciole e sale delle noccioline.
Tre Negroni. Fuori da questo buco nella via sgombra, pioggia. Ho ancora la sigaretta in bocca.
Fuori da questo buco. Il silenzio. Taglia più del vento. Adesso. Tacchi, punte lucide di stivali.
La folata di profumo mi stringe la bocca della stomaco. Una straordinaria giornata di pura follia
chimica mi erompe dalla bocca imbrattando quei bellissimi piedi e cado. Rido e mi piscio sotto.
Rido anche quando sento arrivare la botta allo stomaco. Sempre più divertito m’alzo e niente
può contenere l’eruttante rigurgito che sprigiono come un putto indemoniato sulla scintillante
divisa bianca. Intanto il collega con il fido raddrizza schiene m’impartisce la lezione del prete.
Penitente, smetto di ridere.
Sbirri di merda.
L’alcol in corpo ha lasciato nella macchina gli ultimi barlumi sbilenchi della mia attenzione.
Un passo e un altro passo. D’avanti l’altro il piede ed un altro passo verso il bancone bianco.
Scintillante di luce fissa e gialla, sopra. Briciole e sale delle noccioline.
Tre Negroni. Fuori da questo buco nella via sgombra, pioggia. Ho ancora la sigaretta in bocca.
Fuori da questo buco. Il silenzio. Taglia più del vento. Adesso. Tacchi, punte lucide di stivali.
La folata di profumo mi stringe la bocca della stomaco. Una straordinaria giornata di pura follia
chimica mi erompe dalla bocca imbrattando quei bellissimi piedi e cado. Rido e mi piscio sotto.
Rido anche quando sento arrivare la botta allo stomaco. Sempre più divertito m’alzo e niente
può contenere l’eruttante rigurgito che sprigiono come un putto indemoniato sulla scintillante
divisa bianca. Intanto il collega con il fido raddrizza schiene m’impartisce la lezione del prete.
Penitente, smetto di ridere.
Sbirri di merda.
#1 ULULARTI
#1.1 Lu
Insomma mi stai dicendo che li vuoi denunciare?
No, ti sto spiegando che voglio l’indirizzo di quella troia che m'ha fracassato le costole.
Lo dico giocherellando con un limone. Me l’appoggio sulla fronte e faccio il verso della foca.
Non mi lascia nemmeno finire il mio numero. È in salotto e telefona. Dalla finestra della
cucina due occhi spiritati e folli mi fissano. Sorrido e quel che ne vien fuori non è
decisamente quello che mi aspettavo. Potresti dirmi dove trovare qualcosa da bere piuttosto
di blaterare con quella testa di cazzo di un avvocato che sai anche te che non ci
capisce una sega? Mentre un per niente interessante piano che ti sente proviene da lontano
trovo quello che cercavo: Vodka. Mi siedo e tracanno.
Questa zoccola sta facendo lo spettacolino della preoccupata e della dispiaciuta. In pratica
sta estorcendo un po’ di tempo da dedicare al mio bel cazzone. E quel coglione si preoccuperà e
sviolinerà la solita logorrea di consigli e di stai tranquilla che ci penso io.
Niente di meglio. Io intanto ho tutto il tempo di preparare lo spettacolino. Accendo il fornello,
scelgo un piatto e apparecchio. La vodka comincia a farmi stare un po’ meglio.
Sento che già mi tira.
La trattativa dura una decina di minuti. Ho il tempo di dare uno sguardo in giro per la cucina
e di trovare un foglio da cinquanta in un’agendina appoggiata su di una mensola, vicino ad
alcuni libri di cucina ed una lavagnetta con scritto: spinaci, corn flakes e assorbenti.
Quindici minuti per prendere il volo ancora un po’ e poi mi butta sulla sedia, al centro della
cucina, si toglie i jeans, le mutandine e mi spinge contro la faccia il suo cespuglio nero e
ispido. Se vuoi le tue informazioni guadagnatele, e da un colpo con i fianchi in avanti, tanto
che l’odore del suo sesso già caldo e profumato mi fa incazzare e mi riempie i pantaloni di
carne fremente, pulsante. Come un nervo teso mi alzo e le ficco il medio dentro.
Forzo con il pugno e lei con un gridolino si lascia sollevare fino a sbattere la schiena nel muro.
La vagina aperta come un delizioso sorriso. Fatto come sono sto quasi per ridacchiare, ma quando lei,
seria, me lo afferra alla base dicendomi coraggio ficcamelo dentro, non ci penso due volte.
Le vengo in faccia, a lei piace, ed anche a me. Poi mi siedo e prendo una bella sorsata dalla
bottiglia ancora aperta. Sento lo scorrere dell’acqua in bagno e lo strascichio di ciabattine da
casa sul pavimento. Quando torna ha un foglietto in mano ed una sigaretta sbieca in bocca.
Tieni te lo sei meritato, mi dice, l’appallottola e me lo tira. È bella. Un po’ magra forse,
ma quelle deliziose scapole le danno un’andatura dinoccolata e sensuale, e quegli occhi gelidi e
grandi uno sguardo attento e a volte dolce. Mi sta guardando come si guarda un autistico, indica
la porta, mi dice: smamma Billy the Kid, Thomas sta per tornare e tu hai ottenuto quello che volevi, mi pare.
Esco con un bacia mano galante, salutato da un vaffanculo e un non fare cazzate ancora più inutile.
Anche stasera l’aria è fredda. Ma non arriva mai sta cazzo di primavera?
Insomma mi stai dicendo che li vuoi denunciare?
No, ti sto spiegando che voglio l’indirizzo di quella troia che m'ha fracassato le costole.
Lo dico giocherellando con un limone. Me l’appoggio sulla fronte e faccio il verso della foca.
Non mi lascia nemmeno finire il mio numero. È in salotto e telefona. Dalla finestra della
cucina due occhi spiritati e folli mi fissano. Sorrido e quel che ne vien fuori non è
decisamente quello che mi aspettavo. Potresti dirmi dove trovare qualcosa da bere piuttosto
di blaterare con quella testa di cazzo di un avvocato che sai anche te che non ci
capisce una sega? Mentre un per niente interessante piano che ti sente proviene da lontano
trovo quello che cercavo: Vodka. Mi siedo e tracanno.
Questa zoccola sta facendo lo spettacolino della preoccupata e della dispiaciuta. In pratica
sta estorcendo un po’ di tempo da dedicare al mio bel cazzone. E quel coglione si preoccuperà e
sviolinerà la solita logorrea di consigli e di stai tranquilla che ci penso io.
Niente di meglio. Io intanto ho tutto il tempo di preparare lo spettacolino. Accendo il fornello,
scelgo un piatto e apparecchio. La vodka comincia a farmi stare un po’ meglio.
Sento che già mi tira.
La trattativa dura una decina di minuti. Ho il tempo di dare uno sguardo in giro per la cucina
e di trovare un foglio da cinquanta in un’agendina appoggiata su di una mensola, vicino ad
alcuni libri di cucina ed una lavagnetta con scritto: spinaci, corn flakes e assorbenti.
Quindici minuti per prendere il volo ancora un po’ e poi mi butta sulla sedia, al centro della
cucina, si toglie i jeans, le mutandine e mi spinge contro la faccia il suo cespuglio nero e
ispido. Se vuoi le tue informazioni guadagnatele, e da un colpo con i fianchi in avanti, tanto
che l’odore del suo sesso già caldo e profumato mi fa incazzare e mi riempie i pantaloni di
carne fremente, pulsante. Come un nervo teso mi alzo e le ficco il medio dentro.
Forzo con il pugno e lei con un gridolino si lascia sollevare fino a sbattere la schiena nel muro.
La vagina aperta come un delizioso sorriso. Fatto come sono sto quasi per ridacchiare, ma quando lei,
seria, me lo afferra alla base dicendomi coraggio ficcamelo dentro, non ci penso due volte.
Le vengo in faccia, a lei piace, ed anche a me. Poi mi siedo e prendo una bella sorsata dalla
bottiglia ancora aperta. Sento lo scorrere dell’acqua in bagno e lo strascichio di ciabattine da
casa sul pavimento. Quando torna ha un foglietto in mano ed una sigaretta sbieca in bocca.
Tieni te lo sei meritato, mi dice, l’appallottola e me lo tira. È bella. Un po’ magra forse,
ma quelle deliziose scapole le danno un’andatura dinoccolata e sensuale, e quegli occhi gelidi e
grandi uno sguardo attento e a volte dolce. Mi sta guardando come si guarda un autistico, indica
la porta, mi dice: smamma Billy the Kid, Thomas sta per tornare e tu hai ottenuto quello che volevi, mi pare.
Esco con un bacia mano galante, salutato da un vaffanculo e un non fare cazzate ancora più inutile.
Anche stasera l’aria è fredda. Ma non arriva mai sta cazzo di primavera?