"Io non so se le particelle piriche del mio
disagio fanno una miccia che incendia."
Mariangela Gualtieri
tratto da "Per non sapere dove siamo"
E' strappata e tesa, per quanto possa negarlo.
L'impressione di quando torni alla veglia dal sogno, e di soprassalto.
Cintura di sicurezza, si tende, di colpo che ti sfila la gravità come un calzino, dal basso la spina dorsale fino agli occhi.
(che chiudi)
Quella che è strappata e tesa è la realtà, il tempo ne è tessuto, intrico, una maglia capillare e organica.
Tesa.
Vero, e per frizione, come slabbrando l'atmosfera:
non facciamo che precipitare!
Voi!
E
l'eco delle voci
voi, niente che scia
niente altro che i relitti in fiamme di una cometa.
Voi!
stringetevi l'uno con l'altro
sarà presto l'ora del grande impatto.
Il plesso, come un guscio di noce.
Niente tiene, mentre semplicemente la pressione delle ossa, cede, si spezza tutto come è normale e vita, crolla ogni struttura.
Certo il perdersi. Certo il penetrarsi. Certo è il torcersi, quanto lo è urlare.
Ogni attimo di caduta libera
illumina il cosmo sconsiderato
di fiammeggianti martiri,
precipita ogni epoca
cancella vendetta. Odio. Amore.
E' lontano. Terminato
l'eco, non più voce.
La tela è il vetro,
si strappa
si infrange.
La mente come quella di un animale: adrenalina e DMT.
Voi!
E
come a San Giovanni
voi, tutti, con il muso al cielo.